Vuole rivolgersi ad un giudice per avere la possibilità di «ottenere un modo alternativo per un accompagnamento» di sua figlia a un fine vita dignitoso. Sulla scia della morte di Loris Bertocco, il veneziano che ha scelto il suicidio assistito in Svizzera, parla attraverso le pagine dei giornali locali anche Giuseppe, padre di Elisa, una donna che oggi ha 46 anni e da 12 respira con una cannula, viene alimentata da un sondino in un letto di un istituto di ricovero per lungodegenti di Mestre.
«Chi sceglie di andare in Svizzera per l’eutanasia – afferma l’uomo, che rapporta il caso della figlia a quello di Eluana Englaro – ha una sufficiente capacità di comprendere che la sua personale situazione è insostenibile. Il caso di mia figlia, invece, è diversissimo. Elisa non ha alcuna possibilità di miglioramento e in assenza di una legge dovrò andare a chiedere aiuto ad un giudice».
L’uomo, che ha ottenuto assistenza legale dall’associazione Coscioni, si sfoga: «a pochi mesi dalle elezioni politiche a chi interessa questa legge? Siamo in balia della politica che non decide e anche di una Chiesa troppo rigida su questi temi».
«Voglio una legge che dia la possibilità a chi è nella situazione di mia figlia di avere una fine dignitosa»: ha dichiarato Giuseppe all’ANSA. «Bisogna che la politica intervenga, dalla Chiesa non mi aspetto un atteggiamento diverso da quello attuale ma dai politici sì».
Dodici anni fa Elisa ha subito un grave trauma cranico dovuto ad un incidente stradale, durante il quale ha battuto con ferocia la testa contro il cruscotto. «È stata operata subito – ricorda il padre, che è assistito dall’Associazione Luca Coscioni – ma i medici ci dissero chiaramente che oltre al sangue avevano dovuto rimuovere parte del suo cervello». In questi anni non vi è stato alcun miglioramento. Ora Giuseppe vuole di rivolgersi ai giudici per chiedere che termini ogni azione sulla figlia. «Voglio che ci venga data la possibilità di accompagnare Elisa verso una morte dignitosa».
Secondo Giuseppe «il malato deve essere sempre il centro della situazione: per questo serve una legge che dia a queste persone di avere una fine dignitosa». Per l’uomo, nel caso di sua figlia si starebbero anche sorpassando i dettami della legge, che impone solo idratazione e alimentazione del paziente, con interventi anche di tipo farmacologico. «In questo momento per esempio – afferma – mia figlia ha contratto un virus alle vie urinarie e viene trattata con antibiotici. Io questo non lo voglio e ritengo che la legge vada al di là di quanto previsto». Giuseppe ha chiesto che sua figlia possa essere sottoposta a una serie di esami neurologici, così, in seguito può sollecitare i giudici a un intervento per un fine vita «più dignitoso».
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