Non c’è niente di perfetto nella maternità

    Qualche giorno fa è uscito su il “Time” un servizio di copertina: “La maternità non è solo gioia e amore”. Tuttavia ciò che di doloroso e torvo vi è nel fantastico viaggio chiamato maternità, è tenuto nascosto in pratica a tutti, anche alle stesse mamme. Su tale tema si è espressa una donna e madre pugliese Corinna De Cesare, attraverso il Corriere della Sera.

    Non c’è niente di perfetto nella maternità. Ed è per questo che quando ho visto la copertina del Time, ho pensato «finalmente». Perché tutto ciò che di doloroso e crudele c’è in quell’incredibile viaggio chiamato maternità, non vi è traccia. Non c’è traccia nei forum online, nelle chiacchiere tra amiche e colleghe, nelle chat tra partorienti, nei libri e nei corsi pre parto, nelle fotografie incorniciate nelle nostre case, nelle immagini sorridenti di donne con neonati esposte nei consultori o negli ospedali. «L’idea di una maternità perfetta fa male alle madri» scrive il Time ed è verissimo. Perché questo è, ancora oggi, la maternità: un enorme tabù e io avevo iniziato a intuirlo già nei primissimi giorni di vita di mia figlia. Ero stravolta, tornata a casa con un esserino di cinquantuno centimetri che dipendeva da me e nessuno (né in ospedale, né durante il corso pre parto) mi aveva preparata a riconoscere i segnali dell’infezione alle ghiandole mammarie che l’allattamento può provocare. Sono finita in ospedale dopo una notte febbricitante senza capire cosa stesse succedendo al mio corpo e con il terrore di non riuscire più ad allattare (di questo poi, parlerò a breve). Il giorno di questa foto mi ero truccata per tirarmi su, per sentirmi più bella in un corpo che non sentivo più mio. Sono felice e sorridente ma la verità è che ero a pezzi e a distanza di un anno, riguardando questo scatto in cui allatto mia figlia, provo tenerezza per quella ragazza trentenne dagli occhi lucidi e il sorriso tirato, che all’improvviso si è scoperta insicura.

    maternitàNon dormivo la notte, avevo dolore al seno, l’episiotomia mi faceva ancora malissimo, mi sedevo e mi alzavo dalla sedia con fatica e quando entravo in auto (per visite e controlli) dovevo stare attenta a non aprire troppo le gambe: tagliare i tessuti della vagina è crudele e nessuno ti chiede permesso quando lo fa. Non lo ha fatto neanche l’ostetrico che ha fatto nascere mia figlia: «Stiamo tagliando, è necessario». E in quel momento sai che devi infischiartene delle forbici e delle lame, sta nascendo tua figlia, «abbandoni il tuo corpo al bambino» per usare le parole di Marguerite Duras. Ma i giorni, le settimane e i mesi dopo, quelle ferite sono lì a ricordarti quanto duro e crudele sia per la donna questo viaggio chiamato maternità. Che resta un viaggio incredibile, va detto, ma non è solo gioia e amore. È sacrificio, dolore e sensi di colpa sin da subito, dall’allattamento al seno, diventata quasi un’ossessione collettiva. Chi frequenta o ha frequentato i corsi pre parto sa che è così: ostetriche, psicologhe, puericultrici, nei mesi prima e dopo il parto fanno dell’allattamento al seno una questione fondamentale. Che fa di te una mamma “vera”.

    Tutti a ripeterti che l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità raccomanda di allattare almeno fino al sesto mese di vita del bambino, ché protegge dalle infezioni respiratorie, asma, otiti, malattie, favorisce un corretto sviluppo del bimbo. Nessuno però racconta di quanto duro e sfiancante possa essere l’avvio dell’allattamento per la donna, nessuno parla degli ingorghi, della spremitura manuale del seno, dei capezzoli dolenti e delle corse in ospedale, del pus, delle tette bollenti. E a chi, a malincuore, opta per il latte artificiale, viene fatto pesare come una scelta irresponsabile. Ho visto in ospedale ragazze piangere perché le suocere non concepivano il fatto che si potesse rinunciare ad allattare al seno, una cosa così “dolce”, “bella”, “naturale”. “Naturale” la parola più ricorrente anche nei mesi prima di entrare in sala parto: l’allattamento al seno una cosa naturale, il parto senza epidurale una cosa naturale..

    Quattordici mesi dopo ho una figlia che adoro e che ho allattato fino a poco tempo fa con enormi sacrifici, sono una mamma felice e consapevole ma no, a differenza di quello che dicono molte donne che mentono, non ho dimenticato e non dimenticherò: non c’è niente di perfetto nella maternità.”