Lettera di una mamma a suo figlio

    Una mamma ha deciso di scrivere una lettera a un figlio maschio. Le sue emozioni e i suoi sentimenti sono certamente comuni a tante altre donne che stanno crescendo dei bambini e allora vorremmo condividere con voi queste due riflessioni.

    “Quando ho saputo di aspettare il mio primo figlio maschio è stato uno choc. Non ero preparata a crescere un maschio, cresciuta in una famiglia di tutte donne, con impostazione decisamente matriarcale l’arrivo di questo bambino mi aveva spiazzato. Non sapevo cosa piacesse ai maschi e il mondo maschile mi era totalmente sconosciuto e mi incuteva parecchio timore.

    mamma figlioDopo sei anni ho saputo di aspettare un altro bimbo e le emozioni sono state del tutto diverse, in fondo mi dispiaceva non avere una femmina ma, a differenza di anni prima, è stato un sollievo vedere un altro pisellino in arrivo.

    Oggi i miei due piccoli ometti crescono sereni e sicuri di se stessi e sono la mia principale fonte di orgoglio.

    Crescere dei maschietti è un’assoluta fatica fisica. Sono sempre in movimento, hanno energie da vendere e si oppongono in modo vigoroso quando hanno voglia di farlo.

    Stare con loro è estenuante ma quando arrivo alla sera e li guardo dormire nei loro lettini mi rendo conto che crescere dei maschi al giorno d’oggi è una vera sfida sociale e mi sento carica di responsabilità ma anche di soddisfazione. E allora ecco cosa vorrei scrivere ai miei figli maschi.

    Cari piccoli, grandi ometti

    siete la mia fonte di coccole e amore incondizionato. State crescendo a vista d’occhio e a volte faccio fatica a star dietro ai vostri cambiamenti e alle vostre evoluzioni. Prima che arrivaste nella mia vita non sapevo che esistesse un mondo pieno di supereroi, mentre oggi ne conosco singolarmente ogni potere ed abilità e non mi sento stupida a discutere con voi a tavola di ciò che accade nel mondo di Asgard con una serietà degna di un briefing aziendale.

    Non sapevo cosa significasse un dribbling e pensavo che “veronica” fosse solo un nome femminile e non una particolare mossa che ci vuole un po’ per imparare alla scuola calcio.

    Non pensavo che le mie due televisioni casalinghe sarebbero state sintonizzate su partite di Champions o film di pirati: prendere o lasciare.

    E non immaginavo che i vostri cuori si sarebbero infiammati già in seconda elementare per la bambina prima della classe, amata da tutti i maschi e che questo sentimento vi avrebbe fatto soffrire.

    Vorrei proteggervi da tutto ma so che non posso e non è giusto e sono sicura che ogni difficoltà o disagio o sofferenza vi tempreranno e contribuiranno a trasformarvi in uomini forti, scuri di sé, sereni e realizzati.

    Vi diranno che per dimostrare la vostra forza di uomini dovrete combattere, usare la violenza, mostrare i muscoli, vi diranno che gli uomini non piangono”come le femminucce” e che se si si ama una ragazza non bisogna dirglielo e nemmeno dimostrarglielo perché se no lei se ne approfitterà. Vi diranno che bisogna sfidare, vincere, attaccare, predominare, primeggiare.

    Io invece provo ogni giorno ad insegnarvi il rispetto, l’empatia, la solidarietà.

    E vorrei dirvi che bisogna solo essere se stessi. E non è mica facile. Perché la prima sfida è capire chi sei e poi avere il coraggio per esserlo appieno. Vorrei darvi gli strumenti per mettervi in condizione di affrontare le vostre paure e diventare uomini che si svegliano la mattina col sorriso e con la consapevolezza che state vivendo la vostra vita come volete voi.