Francia, ventottenne violenta bambina di 11 anni ma per i giudici non è stupro: «Non si è opposta»

Non si è opposta e non ha urlato. È rimasta paralizzata mentre quel 28enne abusava di lei, una bimba di soli 11 anni. Per questa ragione un tribunale francese è arrivato alla conclusione che si trattava di un rapporto consensuale e di conseguenza ha condannato l’uomo a cinque anni di carcere: vista la “passività” della bambina, infatti, i giudici hanno stabilito che non si è trattava di stupro, ma di abuso sessuale su un minore, tutto ciò ha provocato l’indignazione generale.

Il fatto è avvenuto ad aprile, quando l’11enne è stata invitata dall’uomo nella sua casa di Montmagny, un sobborgo di Parigi. Lei acconsenti a seguirlo e, una volta giunti nella casa, l’uomo prima le “insegnò” a baciare e poi la violentò. La famiglia della bambina sostiene indiscutibilmente che la bambina era “paralizzata” dalla paura, tanto da non essere in grado di difendersi. «Pensava fosse troppo tardi, che non aveva il diritto di protestare, che non avrebbe fatto alcuna differenza. Quindi ha azionato il pilota automatico, senza emozioni e senza alcuna reazione» ha affermato la madre della piccola al sito francese Mediapart.

In Francia i rapporti tra adulti, se non sussistono minacce o violenze durante l’atto sessuale, vengono considerate consensuali. Però, la legge non tiene in considerazione i casi di ragazzi di età inferiore ai 15 anni, che è l’età del consenso. In base al codice penale francese «un reato sessuale contro un minore di 15 anni senza violenza, costrizione o minaccia, viene punito con cinque anni di reclusione e una multa di 75.000 euro».

Carine Diebolt, l’avvocato della 11enne, si è fermamente opposta al fatto che i giudici si siano in particolar modo soffermati sulla mancata resistenza della piccola alle avance dell’uomo, e ha invocato un cambiamento della legge: «Oggi non dovremmo nemmeno fare questo dibattito, visto che si tratta di un bambino». A difesa della piccola si è espressa anche “Le Voix de l’Enfant”, associazione per la difesa dei diritti dell’infanzia, che ha dichiarato: «La questione del consenso o della sua assenza non dovrebbe mai essere tenuta in considerazione se si tratta di minori vittime di stupro».

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