Era stato colpito da un masso al torace e rischiava di morire ma, Paolo Caldara, 21 anni, è salvo grazie ai medici hanno “violato” il manuale. «Abbiamo fatto l’esatto contrario di quello che si insegna ai medici di tutto il mondo — dichiara il rianimatore Luca Lorini al Corriere della Sera —. Un grande rischio, ma l’alternativa era vederlo morire senza potere fare nulla».
È il 3 settembre, Luca Lorini, uomo 56enne, da venti alla guida del dipartimento d’Emergenza-Urgenza del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è a casa a godersi la Formula 1 con la sua famiglia. Ma il medico non vedrà mai vincere Lewis Hamilton, perché Paolo Caldara aveva deciso di fare una gita con quattro amici al Rifugio Coca in Valbondione e alle 12:18 Luca Lorini verrà chiamano dall’ospedale: «C’è un giovane in arresto cardiaco, è appena stato stabilizzato ma le condizioni restano gravissime. Pressione minima a 46, 69 di massima. Tre litri di sangue perso, i polmoni devastati, una lesione tracheale e la vena renale sconnessa. L’emorragia è troppo grave, non si può operare».
Rischia di morire e lo attaccano all’Ecmo
Qualche instante dopo papà Claudio e mamma Albertina ricevono una chiamata e si sentono dire: «Purtroppo non abbiamo tempo di spiegarvi nei dettagli, perché tra pochi minuti Paolo rischia di essere morto. Ma se ci date l’autorizzazione vogliamo provare a salvarlo con una tecnica che i manuali di medicina sconsigliano». Nella disperazione assoluta, mamma Albertina: «Fate quello che pensate sia meglio».
Paolo subito dopo viene attaccato all’Ecmo, un macchinario che si sostituisce al cuore e ai polmoni e permette la circolazione extracorporea. È una decisione molto pericolosa: «Le linee guida internazionali dicono che questo trattamento non va utilizzato in caso di emorragia perché può portare alla morte del paziente — fa sapere il dottore Lorini — Per fare funzionare al meglio l’Ecmo, infatti, bisogna somministrare un farmaco che si chiama eparina e serve per rendere il sangue fluido e non rischiare trombosi. In questa situazione non potevamo farlo perché Paolo, già sanguinante, sarebbe morto. Allora abbiamo infranto le regole. Siamo andati avanti per dieci giorni, cercando di capire di ora in ora che cosa stava avvenendo. Non esistono casi simili in letteratura».
Dal dramma alla speranza
Un mese il ricovero in ospedale, Paolo è «fuori pericolo». Il 21enne, collaudatore di display dei pullmann a Seriate, ricorda solo: «il sole e la voglia di camminare. Poi più nulla. So solo quanto mi è stato raccontato da genitori e amici: per prendermi, i soccorritori del 118 si sono calati con il verricello dall’elisoccorso. Sono consapevole di essere rinato, ero stato dato praticamente per morto. Adesso ho la possibilità di vivere una seconda vita». Il suo desiderio più grande è quello di poter «tornare a ballare latino-americano» la sua più grande passione. La forza di rinascere Paolo l’ha già trovata. Ora serve il coraggio di tornare a vivere.